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"Olio dichiarato come extravergine e frode in commercio", assolto imprenditore

Secondo il tribunale di Sciacca "il fatto non sussiste"

Assolto perché "il fatto non sussiste" dall’accusa di frode in commercio l’imprenditore Michele Bono, di 51 anni, di Sciacca. L’azienda che è stata al centro delle indagini opera nel settore dell’olio e adesso la sentenza del tribunale di Sciacca ha escluso ogni ipotesi di reato. Lo riporta il Giornale di Sicilia. Tutto è stato circoscritto a un quantitativo di olio, per un valore di circa 100 mila euro, che era stato bloccato a La Spezia il 23 novembre del 2010.

Secondo l’ipotesi avanzata dalla Procura e dai carabinieri del nucleo Antifrodi di Parma l’olio dichiarato come extravergine di oliva sarebbe risultato in alcuni casi olio di oliva vergine e in altri lampante, quindi non commestibile, di probabile provenienza tunisina. La difesa di Bono, rappresentata dagli avvocati Giovanni Lentini e Michele Russo, ha sempre sostenuto, invece, che non è stata commessa alcuna irregolarità. E con riferimento a quella partita, ai tre container a suo tempo fermati a La Spezia, che solo su quella sono state effettuate le analisi nel mese di febbraio 2011, cioè 4 mesi dopo la partenza da Palermo. La Bonolio, con una consulenza tecnica del chimico Pietro Aspanò, ha sostenuto che proprio la lunga sosta in Liguria, l’esposizione alle escursioni termiche, avrebbe trasformato l’extra vergine in lampante, cioè non commestibile. Cinque certificati di analisi del laboratorio delle dogane di Palermo attestavano che si trattava di extra vergine. 

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